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Il dibattito sugli orgasmi femminili

I conservatori avevano una visione parziale della sessualità femminile. Soltanto a partire dagli anni 1980 i sessuologi hanno cominciato a considerare il piacere sessuale femminile in tutte le sue implicazioni.

  • Secondo Freud, soltanto l'orgasmo vaginale era corretto e "maturo".
  • Secondo Kinsey e partigiani, tutto dipende dal clitoride.
  • La visione moderna della sessualità è molto più aperta.
  • Ci sono anche altri modi di raggiungere l'orgasmo.
  • Il dibattito sulla leggittimità degli orgasmi: clitorideo o vaginale?

    L'orgasmo femminile è stato oggetto di grandi dibattiti, non soltanto a livello medico, ma anche a livello psicanalistico o addirittura filosofico. Perché, vi direte, un argomento scientifico dovrebbe essere oggetto di dibattito? Semplicemente perché le prime teorie sulla natura degli orgasmi non erano basate su fatti scientifici, ma piuttosto su idee personali o pregiudizi. Lo stesso Freud gli concordò un'interpretazione puramente psicanalistica, senza tener conto delle numerose implicazioni fisiche.

    Le idee freudiane sulla sessualità e sull'orgasmo femminile

    Sigmund Freud (1856-1939) è stato il primo a mettere in antagonismo l'orgasmo clitorideo con quello vaginale. All'epoca difatti e per molti lustri ancora, tutta la sessualità femminile era relegata all'antagonismo tra l'"immaturo" orgasmo del clitoride e il "maturo" (e presumibilmente più piacevole) orgasmo vaginale. Lo stesso Freud nella sua Introduzione generale alla psicanalisi (1920) affermava che le bambine piccole nutrivano insconsciamente invidia verso il pene, volendone uno. Crescendo, queste associavano il pene con il clitoride e - sempre inconsciamente - sviluppavano la loro sessualità sulla base di questo "complesso del pene" - idea sviata che doveva essere corretta psicoanaliticamente - lasciando sottintendere che, con il passare degli anni, alcune superavano il complesso sviluppando la loro sessualità "matura" e "corretta", quella vaginale. Alle altre occorreva un trattamento psicoanalitico.

    Nel 1927, Freud aggiunse che "la soppressione della sessualità del clitoride è un requisito necessario per lo sviluppo della femminilità". Molte delle idee freudiane furono pubblicate da libri medici tra gli anni 1930 e 1950 come se fossero realtà scientificamente provate. Altri scrittori come Van de Velde o Chesser aggiungevano alle idee di Freud che non solo un rapporto sessuale e un orgasmo "corretto" erano possibili soltanto per mezzo di un pene virile e vigoroso, ma che il raggiungimento stesso dell'orgasmo fosse addirittura l'obiettivo del sesso. E non è tutto, perché un rapporto sessuale potesse considerarsi "riuscito" era vieppiù necessario che l'uomo e la donna raggiungessero l'orgasmo in modo simultaneo. Ovvio, tutte queste teorie sulle donne erano snocciolate niente meno che da uomini ed erano in definitiva frutto di (insconsci?) desideri maschili. È vero che in questa stessa epoca c'erano anche donne che scrivevano manuali sul matrimonio, ma tutti questi manuali erano basati sulle idee di Freud.

    Dunque, ricapitolando, la visione freudiana della sessualità femminile non fa altro che ridurre questa sessualità a un unico paradigma "corretto", come se questa, invece di essere il risultato di un piacere erotico reciproco non fosse altro che il mero sfregamento meccanico di un paio di zone erogene. Ma non è tutto, secondo questa teoria, la donna aveva il dovere di rispondere meccanicamente ai capricci orgasmici maschili, sotto pena di essere tacciata di frigida, insensibile, nevrotica o infantile.

    Con tutto il rispetto per Freud, chi sarebbe oggigiorno ancora disposto a credere che il piacere clitorideo sia solo il risultato di una nevrosi? Ben presto si scoprì che tale teoria era troppo restrittiva per descrivere il vasto universo della sessualità femminile e già nella decada del 1950 erano pronte nuove teorie, opposte, ma non meno restrittive delle precedenti.

    La versione di Kinsey

    Nel 1953, Alfred Kinsey e i suoi colleghi fecero uno studio su un campione di più di 800 donne. Lo studio consisteva nel accarezzare o effettuare leggere pressioni sulle pareti interne vaginali in prossimità dell'utero e di analizzarne le reazioni. Non volendo toccare direttamente le pazienti per scrupolo di impersonalità, venne usato un apposito strumento. Risultò che la maggior parte neppure si accorgevano del tocco. Lo staff concluse che era impossibile che una zona insensibile al tatto potesse essere erogena. Da lì nacque un nuovo dogma, opposto ma non meno estremo di quelle freudiano, cioè che l'unica forma di piacere sessuale e di un orgasmo in una donna consisteva nella stimolazione del clitoride.

    A partire da questo momento e per oltre due decadi e passa, proliferò la teoria del modello clitorideo, convinzione che culminò con le teorie di Masters e Johnson (riprese dagli errori di Kinsey) secondo le quali tutto il piacere sessuale femminile si riduceva allo sfregamento diretto o indiretto del clitoride. Inutile dire che molte opere che si considerano scientifiche sostengono queste teorie ancora oggi.

    Le trappole delle verità parziali

    Fin dalla decada del 1980 si comprese chiaramente che il sesso era qualcosa molto più complesso della semplice stimolazione di un gruppo di nervi. Allo stesso tempo si comprese che le teorie anteriori, benché potessero avere fondi di verità, costituivano una visione incompleta della sessualità femminile. La teoria di Kinsey venne completamente demolita, anche con l'appoggio delle nuove conoscenze scientifiche.

    In fin dei conti, non c'è bisogno di essere scienziati per comprendere che c'è una differenza abissale tra il freddo tocco di un dito guantato nella vagina non eccitata di una donna probabilmente innervosita e il movimento appassionato del pene dell'uomo in una vagina piena di desiderio, matida di umori e dilatata dal piacere. Inoltre è noto che le pareti vaginali non sono sensibili a un leggero sfregamento, ma a forti pressioni. Quindi è anche e soprattutto per questa ragione che gli esperimenti di Kinsey dettero falsi risultati.

    Una famosa opponente a Freud, la psicologa Karen Horney, che negli anni 1940 emigrò negli Stati Uniti in qualità di rifuggiata non ebrea, ha messo in evidenza l'importanza di fattori culturali sulla risposta sessuale femminile, basandosi soprattutto sugli studi di Margaret Meed, secondo la quale l'orgasmo è una risposta acquisita che culture determinate possono o non possono aiutare a sviluppare nelle loro donne. Un dettaglio che a Freud sfuggì completamente.

    Un altro errore di Freud è stato quello di non aver verificato le sue teorie in modo statistico. In compenso, Alfred Kinsey, principale sostenitore della teoria del clitoride, effettuò verifiche statistiche estese. Studiò infatti le abitudini sessuali di migliaia di persone arrivando a collezionare più di 17 mila storie cliniche. Il suo metodo si basava su interviste strutturate con un alto grado di sofisticazione. Secondo lui, non c'era scienza che potesse progredire senza l'uso di misure quantitative.

    Kinsey aveva ugualmente molti oppositori, in effetti le sue teorie non solo mandavano in fumo tutti i principi moralistici vittoriani, ma metteva ugualmente in dubbio le teorie freudiane sulla sessualità e sul passaggio clitorideo-vaginale che fino agli anni 1950 era ancora molto in voga, essendo la teoria dominante in fatto di psicologia sessuale.

    In ogni caso, è notorio, e l'abbiamo anche fatto notare, che Kinsey fu l'autore principale della nuova corrente del modello clitorideo, "scatenando" una clitoridemania che restò in auge fino alla fine degli anni 1970, anche grazie all'osato passo finale di Masters e Johnson. Tutto era incentrato sul clitoride.

    In questi anni le tendenze dei sessuaologi divergevano tra le vecchie teorie di Freud e le teorie restrittive sul clitoride di Masters e Johnson. E pertanto gli studi di Kinsey, alla luce delle conscenze attuali, diedero almeno una lezione morale all'investigazione scientifica. Vale a dire, se la mancanza di quantificazione è un errore, non sempre l'eccesso di questa è una risposta. Non possiamo far progredire una scienza basandoci soltanto su delle ipotesi o su dei dati obbiettivi, ci vuole anche l'osservazione diretta della realtà. Altrimenti finiamo per fare la gaffe di Aristotele, che sosteneva che un corpo il doppio più pesante di un altro sarebbe caduto al suolo con una velocità due volte maggiore.

    E la mancanza di questa osservazione è stata l'errore principale di Kinsey. La sua imparzialità eccessiva e la sua obbiettività professionale non gli permisero di studiare il fenomeno dell'orgasmo nella sua realtà sessuale ed emozionale, facendogli commettere un errore opposto a quello di Freud, cioè basando un risultato statistico sulla base di una stimolazione erronea. Possiamo essere i migliori in statistica: ma se non abbiamo i dati giusti, i risultati saranno falsi.

    Il lavoro di Masters e Johnson è comunque importante, soprattutto per la cura della loro descrizione delle fasi orgasmiche.

    Visioni moderne dell'orgasmo

    Finalmente le conoscenze moderne sull'educazione sessuale cominciarono ad affermarsi verso al fine degli anni 1970, da una parte grazie a un questionario anonimo preparato da Alice e Harlold Ladas - che fece sorgere dubbi sulle vecchie teorie - e dall'altra grazie al lavoro di John Perry e Beverly Whiple che - basandosi sugli studi molto più vecchi e quasi dimenticati di Van de Velde, Ernst Gräfenberg (lo scopritore del punto G) et Arnold Kegel (che fece importanti scoperte sul muscolo pubo-coccigeo) - apportarono delle innovazioni alla sessuologia e confermando i dubbi sollevati.

    Nel 1980, in un congresso della riunione annuale della Society for the Scientific Study of the Sex, intitolata "Da Freud a Hite, tutti avevano parzialmente ragione", durante la presentazione dei risultati dell'inchiesta fatta dai Ladas, Perry e Whipple, vennero presentate le nuove idee innovatrici sulla sessualità umana e, anche se non era la prima volta che questi dati venivano presentati, fecero comunque sensazione, anche perché le nuove conoscenze contribuivano a conciliare in parte le vecchie teorie e a calmare i contrasti nell'opinione scientifica di allora. Tra i punti più salienti dell'esposizione, risultò che:

    • Tutta la vagina e l'utero sono sensibili a forti pressioni, contrariamente al clitoride, che è sensibile a leggeri sfregamenti (toccare il clitoride troppo forte reca fastidio o solletico, specie se non è eccitato).
    • All'interno della vagina, esiste un punto particolarmente sensibile, in prossimità della parte anteriore, a circa 5 cm dell'orifizio vaginale, tra la vagina e l'uretra. Questa zona è stata localizzata in tutte le donne osservate ed è nominata punto di Gräfenberg, in onore al medico che per primo l'ha scoperta.
    • Il punto G (abbreviazione "commerciale" del punto di Gräfenberg) è erettile e si dilata quando viene eccitato, provocando alla fine tutta una serie di orgasmi. Inoltre, mote donne aventi questo genere di orgasmi eiaculano attraverso l'uretra un liquido simile al seme maschile, ma senza sperma.
    • L'uso del diaframma (metodo di contraccezione) può rendere difficile la stimolazione del punto G.
    • Il muscolo pubo-coccigeo gioca un ruolo importante nella capacità di ottenere orgasmi.
    • Sia l'uomo che la donna possono raggiungere l'orgasmo in diversi modi.
    • L'orgasmo e l'eiaculazione nell'uomo di producono allo stesso tempo, ma tecnicamente, costituiscono processi diversi. Con un allenamento appropriato, possono essere separati permettendo all'uomo di raggiungere diversi orgasmi senza eiaculare.

    Sono stati precisamente Perry e Whipple a battezzare il punto di Gräfenberg con questo nome.

    Perché tanto silenzio tra i medici?

    Si fa fatica a credere come le conoscenze più significative sulle donne e sulla loro risposta sessuale rimontano soltanto agli anni 1980 e come, ancora oggi, esista molta ignoranza tra i medici e i sessuologi, malgrado che queste scoperte siano state pubblicate e dimostrate.

    Come è possibile che i medici e gli anatomisti abbiano una così povera conoscenza del punto di Gräfenberg, dell'eiaculazione femminile, ma soprattutto dell'importante funzione sessuale della muscolatura perineale, malgrado la loro evidenza?

    Tutto questo ha due spiegazioni possibili. Intanto la visione maschilista che ha dominato la cultura e la scienza per secoli. Poi, la questione dell'orgasmo ha cominciato soltanto ultimamente a interessare i medici.

    Lo scopo del medico è stato sempre quello di risolvere un problema di salute. Quando un medico ci tocca, lo fa per sapere se sentiamo dolore, non se sentiamo piacere. Il clitoride, è un'altra storia, è esterno, si vede, è direttamente accessibile e tutti lo sanno, per esperienza diretta, che è fonte di piacere. Ma come un medico può mettersi a cercare le caratteristiche erogene di un punto interno della vagina che talvolta le donne stesse fanno fatica a trovare? Le donne sono sensibili a livello dell'utero, delle pareti vaginali, del punto G, tutte zone difficili da differenziare quando si parla di piacere.

    Inoltre c'è una terza osservazione da fare. Il timore nel medico di essere accusato di interessi libidinosi è abbastanza diffuso. Per questa ragione i medici, che nel passato erano massivamente uomini, sono sempre stati restii e riluttanti di fronte alla prospettiva di esplorare degli aspetti fisici della sessualità femminile. Al punto che, a causa della situazione culturale, può darsi che tali ricerche sulla sessualità nel passato fossero considerati come morbosi, si capisce dunque come attirassero assai poco l'interesse dei medici, che erano tutto sommato uomini del loro tempo.

    Ci sarebbero forse altre spiegazioni da dare, il fatto è che questa è la situazione, la sessualità femminile è un soggetto di investigazione relativamente nuovo. Tutte le scoperte più importanti sono recenti e ancora limitate a certi contesti. Un gran numero di medici ignorano completamente le novità e non c'è da dubitare che molti, anche ai giorni nostri, siano ancora influenzati dalle vecchie idee di Freud o dalle visioni restrittive di Masters e Johnson.

    In definitiva

    La risposta sessuale si manifesta nell'implicazione di tutta la persona e non si riduce a un "triste su e giù" o al "solletico clitorideo". Anche se il clitoride è l'unico organo umano ad avere il solo scopo di dar piacere, tuttavia l'orgasmo dipende anche da molte altre cose, includendo anche il genere di stimolazione, visto che la vagina non si stimola nello stesso modo del clitoride.

    Altra cosa che demolisce la teoria del clitoride come unica fonte di piacere è la grande sensibilità (meditate gente, meditate!) dell'utero. Si, precisamente l'utero. Difatti quest'organo e i legamenti che lo sostengono sono rivestiti da un tessuto che si chiama peritoneo, che è uno dei tessuti più sensibili del corpo. Dunque, la stimolazione di questa zona mediante il pene provoca non soltanto piacere sessuale, ma aiuta a rilassare i tessuti interni di tutta la zona bassa addominale, permettendo una maggior eccitazione sessuale e un maggior senso di abbandono. Resta vero il fatto che la vagina è soprattutto sensibile nelle sue parti esterne e nei primi due terzi del suo canale, ma ciò non toglie che la sensazione di dilatazione e di pienezza totale conferita dalla penetrazione, assieme alla stimolazione del peritoneo siano estremamente piacevoli e di fatto contribuiscano all'orgasmo, tanto che l'orgasmo vaginale è una realtà indiscutibile.

    A. Langueduc


    Il tantra e il kamasutra